Guatemala, si è arrivati a incendiare il Parlamento: tagli alla sanità, diritti umani e civili ignorati e risposte repressive

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di Simone Scaffidi da La Repubblica

Città del Guatemala. Sono all’incirca le due e mezza del pomeriggio del 21 novembre quando il Parlamento viene dato alle fiamme nel Centro di Città del Guatemala durante una delle manifestazioni più partecipate degli ultimi anni per protestare contro l’approvazione della legge finanziaria 2021 e il governo conservatore di Alejandro Giammattei.

I tagli alla sanità con la legge finanziaria 2021. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha dato il là alle proteste e alla concentrazione massiva di migliaia di persone è stata l’approvazione della legge finanziaria 2021, avvenuta nella notte di mercoledì 18 novembre. La maggioranza delle organizzazioni sociali del Paese ha manifestato pubblicamente la propria indignazione per il provvedimento e ha contestato al governo conservatore di Alejandro Giammattei come tale ripartizione di fondi indebolisca gli organi dello Stato che tutelano i diritti della popolazione e provochi la chiusura di spazi democratici fondamentali in favore di ingenti contributi economici alle grandi imprese e agli interessi privati. La finanziaria prevedeva tra le altre cose sostanziosi tagli alla sanità pubblica, specialmente per servizi destinati a donne e bambini, all’Università e all’Organismo Giudiziario e lo stanziamento di grandi quantità di fondi agli entri preposti per lo sviluppo e la costruzione di grandi opere e infrastrutture.

Il Parlamento brucia. «Venti delinquenti incappucciati – che si erano già fatti notare producendo atti vandalici e posando senza nessun pudore davanti alle macchine fotografiche con pali divelti, segnali stradali distrutti e pietre in mano – raggiungono il Parlamento, agiscono indisturbati imbrattando i muri dell’edificio e mettendo a ferro e fuoco un’istituzione completamente priva di protezione, sfondando la porta, incendiano i locali e distruggendo documenti» racconta Simone Dalmasso, fotografo del giornale Plaza Publica, segnalando l’eccezionale assenza delle forze dell’ordine, «in questi ultimi anni, in occasione di manifestazioni e cerimonie, buona parte del centro storico è sempre stato perimetrato per proteggere il Parlamento da qualsiasi eventualità e anzi ci sono state polemiche per l’eccessiva militarizzazione». Anche nei giorni immediatamente posteriori all’approvazione della finanziaria la strada era stata chiusa e difesa dalla polizia, ma sabato ciò non è accaduto, perché? È una domanda che a Città del Guatemala si stanno ponendo in molti.

La repressione della protesta. Dopo che le stanze del Parlamento vengono incendiate, i reparti antisommossa entrano in azione, la tensione cresce e cominciano gli scontri tra polizia e manifestanti. «Ogni ora che passava la risposta della polizia antisommossa è stata sempre più violenta, con detenzioni arbitrarie di persone che stavano semplicemente esercitando il loro diritto a manifestare e protestare» riporta la giornalista guatemalteca Pia Flores, che ha trascorso la giornata del 21 novembre a correre tra i gas lacrimogeni e a documentare in diretta i fatti per la rivista femminista La Cuerda, «in diverse occasioni gli agenti hanno lasciato libere persone soltanto per la pressione di altri manifestanti e di noi giornaliste che li stavamo riprendendo. Interrogati, non sapevano rispondere le ragioni per le quali li stavano arrestando».

La mobilitazione pacifica. Nel frattempo, in Plaza de la Constitucion, la piazza centrale di Città del Guatemala, si sono concentrate migliaia di persone convocate dalle maggiori organizzazioni sociali del Paese. «C’erano adulti, anziani, bambini e perfino genitori con neonati e carrozzine, tutto era molto tranquillo», racconta un integrante di Hijos – un’organizzazione politicamente molto attiva nella Capitale e conformata da figli e parenti di persone desaparecidas durante il conflitto armato interno – «c’era entusiasmo e in Centro la gente – dalle moto, dalle automobili e dalle case – invitava a manifestare». Intanto l’avanzata delle forze dell’ordine dalle strade adiacenti al Parlamento raggiunge la piazza dove le persone che stavano manifestando pacificamente vengono disperse.

Il bilancio della violenza. Le violenze della polizia proseguono per tutto l’arco della giornata. «Molti lacrimogeni venivano lanciati ad altezza uomo, contro il corpo delle persone, non in aria» continua l’attivista di Hijos, tanto che, «anche quando le proteste sono cessate, i reparti antisommossa hanno continuato ad agire nelle vie centrali della città attivando indiscriminatamente gli idranti e insistendo con le detenzioni». Al termine della giornata il bilancio è di due manifestanti che hanno perso un occhio, 60 persone ferite – soltanto tra quelle assistite dalla Croce Rossa – e 47 persone arrestate. Domenica 22 si sono svolte le prime udienze e la maggioranza dei manifestanti è stata liberata per mancanza di prove in merito ai reati a loro imputati.

La violazione dei diritti umani. «Non ricordo che in altre occasioni la risposta violenta, aggressiva e repressiva da parte delle autorità sia stata così forte e immediata» riporta la giornalista Pia Flores. La sua osservazione è confermata dai comunicati e dalle preoccupazioni delle più importanti organizzazioni sociali locali, dalle istituzioni e dagli organismi internazionali preposti alla tutela dei diritti umani nel Paese, dalla Procura dei Diritti Umani, l’istituzione che vela per il rispetto degli stessi in Guatemala, alla Corte Interamericana, all’Alto Commissionato delle Nazioni Unite. L’organizzazione di avvocati del Centro di Azione Legale per i Diritti Umani (Caldh), ha denunciato «l’abuso di autorità e l’uso sproporzionato della forza» da parte della polizia e ha segnalato che «le detenzioni illegali» e le violenze contro giornalisti e giornaliste che stavano documentando tali violazioni «violano gli standard internazionali in materia di diritti umani», mentre la Procura dei Diritti Umani ha chiesto le dimissioni dei responsabili della salvaguardia dell’ordine pubblico.

Quali prospettive. All’indomani delle proteste di sabato 21 novembre il governo ha accusato i manifestanti di atti terroristici e due giorni dopo ha sospeso la legge finanziaria 2021 «con il fine di mantenere la governabilità del paese e la pace sociale», come dichiarato dal presidente del Parlamento Allan Rodríguez. «Non ho mai visto una situazione così violenta e sono dieci anni che copro le manifestazioni a Città del Guatemala», riporta Simone Dalmasso, «è assolutamente grave quello che è accaduto e inoltre stiamo parlando di qualcosa che in America Latina non è così frequente, chi è che può arrivare a sventrare e violentare uno dei simboli della democrazia parlamentare? E se è in grado di arrivare a tanto, se vuole, dove altro può arrivare?».

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