Nicaragua. Requiem per Daniel Ortega

Da VientoSur 

Di Iosu Perales

Traduzione di Daniele Benzi

arton14734Sabato 16 marzo, l’ex guerrigliera Mónica Baltodano e sua figlia Sofana sono state arrestate a Managua, insieme ad altre quaranta persone, tra cui la femminista Sofía Montenegro e Azalea Solís, quest’ultima nominata dall’opposizione per il tavolo delle trattative con il governo. È successo quando durante una manifestazione chiedevano pacificamente la libertà delle oltre 600 prigioniere e prigionieri politici, la maggior parte studenti accusati di volere rovesciare il presidente Ortega. Capisco che per coloro che stanno leggendo questo articolo si tratta soltanto di un ulteriore dato che spiega la repressione del regime. Ma la verità è che per molte persone nel paese Monica è un’icona, un simbolo della lotta sandinista contro Somoza, e il suo arresto ha rivelato che la coppia Daniel Ortega-Rosario Murillo non conosce limiti quando si tratta di difendere il proprio potere. Va notato che un’altra figlia di Monica, un avvocato, è in esilio in Costa Rica in fuga da persecuzioni e minacce. Inoltre, Ricardo Baltodano, fratello di Monica e professore della UPOLI, è stato imprigionato già da diversi mesi senza processo.

Madre di quattro figli e laureata in sociologia, Monica fu nominata comandante guerrigliera onorifica, decorata con l’ordine Carlos Fonseca (la più alta distinzione in Nicaragua), nominata vice ministro per gli affari regionali, poi deputata, membro della direzione nazionale dell’FSLN, fino a quando prese le distanze da Ortega creando il Movimiento por el Rescate del Sandinismo nel 2005. La sua detenzione è stata analizzata nel paese come il risultato di una fuga in avanti del regime di Ortega.

La verità è che già da alcuni mesi non si parla quasi più del Nicaragua. Tuttavia, in questo paese, le proteste e gli arresti continuano senza che si sia consolidata nessuna disposizione al dialogo. Di fatto, all’interno dell’opposizione esistono almeno due strategie: mentre gli impresari, preoccupati per la caduta dei loro profitti, vogliono sedersi al tavolo con il governo senza condizioni, gli studenti e i movimenti sociali non vogliono negoziare con più di 600 prigionieri politici in ostaggio di Ortega ed esigono prima la loro liberazione. In ogni caso, l’unità attuale del Movimiento de Unidad Nacional Azul y Blanco (con i colori della bandiera del Nicaragua, questo movimento é integrato dall’Alianza Cívica e dalla Articulación de los Movimientos Sociales) si mantiene nella misura in cui al di là della tattica, tutta l’opposizione vuole che in un modo o in un altro Daniel Ortega e Rosario Murillo se ne vadano.

Dal 2006, anno in cui vinse le elezioni, Daniel Ortega ha venduto l’idea della continuità della rivoluzione iniziata nel luglio del 1979. Era una farsa. Ad aprile del 2018, i sondaggi condotti per benedire democraticamente il regime autoritario crollarono. In poche ore svanirono le pretese di continuare a governare violando le leggi e calpestando la Costituzione. L’arroganza della coppia presidenziale Ortega-Murillo, che per dodici anni ha ignorato le critiche, è sfumata ed è stata sostituita dal terrorismo di Stato, dalla polizia e dalle milizie armate, la cui unica missione è stata quella di seminare il terrore ed evitare che la popolazione manifestasse per le strade. Hanno creduto che la loro violenza sarebbe rimasta impunita, ma la dignità e il coraggio hanno continuato a sfilare per le strade e nelle piazze, e nella sua follia il regime ha causato più di 300 morti, oltre 600 prigionieri e 30.000 rifugiati in Costa Rica.

Il Nicaragua che vuole scrollarsi di dosso la pesante lastra di una dittatura, lungi dall’essere golpista, come dice la coppia Ortega-Murillo, ama la libertà e combatte per essa. Ripudia i brogli elettorali. Esige una giustizia indipendente, non al servizio del regime. Chiede la fine delle esecuzioni extragiudiziali. Che sia combattuta la corruzione a cui partecipano la coppia presidenziale e la sua famiglia. Il nuovo Nicaragua che sta sorgendo su una base civica vuole porre fine alle vessazioni e alla repressione delle organizzazioni femministe e ambientali, delle ONG, dei sindacati liberi e delle organizzazioni per i diritti umani. Questa agenda dell’opposizione non ha nulla a che fare con i colpi di Stato, e ancor meno di fronte ad un regime che ha il sostegno incondizionato dell’esercito, della polizia, delle milizie armate, dei giudici e della maggioranza in parlamento. Inoltre, gli studenti esigono il ripristino dell’autonomia universitaria, attualmente sospesa, al punto che il regime seleziona chi entra e chi no all’università pubblica.

Nel Nicaragua di Ortega-Murillo non esiste una vera libertà di espressione. I media, compresi quelli del partito al governo (Frente Sandinista de Liberacion Nacional) sono stati quasi tutti privatizzati a favore del regime. La maggior parte dei canali TV fa parte di un duopolio: o sono di proprietà dei figli della coppia al governo o sono del loro socio, l’uomo d’affari messicano Juan Ángel González.

Arrivati a questo punto c’è unanimità all’interno dell’opposizione nicaraguense: solo una trattativa che includa le dimissioni della coppia Ortega-Murillo può dar vita a una nuova realtà nazionale democratica. La violenza come mezzo per raggiungerla non è né possibile né desiderabile. Tutti i settori sociali e le chiese condividono questa idea. Il Nicaragua ha già sofferto una guerra tra il 1979 e il 1990 organizzata, finanziata e guidata dagli Stati Uniti che ha causato circa 50.000 morti. Adesso si tratta di evitare, anche se su scala minore, una nuova guerra. Il delirio di Daniel Ortega e del suo gruppo di incondizionati ha spinto l’escalation della protesta a livelli finora sconosciuti durante il suo governo. Si è estesa territorialmente, incorporando i settori popolari: pensionati, disoccupati, lavoratori autonomi, operai, contadini, soprattutto giovani delle città, studenti. I cortei nelle località più remote sono stati totalmente pacifici. È a Managua che la violenza della polizia e delle milizie armate ha scatenato la reazione violenta di giovani incontrollati che adesso l’opposizione cerca di evitare ad ogni costo, perché la strategia deve essere pacifica.

Un tempo, le maggioranze sociali del Nicaragua rovesciarono Anastasio Somoza. Quasi quarant’anni dopo, queste maggioranze si propongono di abbattere un regime autoritario e dittatoriale. La giostra della vita a volte ripete gli scenari già vissuti. Molti di noi che andammo in quel Nicaragua fonte di illusioni, continuiamo a stare dalla parte della gente. Siamo gli stessi che adesso vogliono il requiem politico di Daniel Ortega e Rosario Murillo.

08/04/2019

Iosu Perales è uno scrittore ed esperto di questioni relative all’America centrale.

 

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