
Di Gloria Muñoz, da La Jornada.
Il 3 marzo è venuta a mancare Francesca Gargallo, femminista, scrittrice, filosofa, attivista, compagna e amica di origine siciliana che aveva scelto Città del Messico come nuova casa da ormai molti anni. Francesca ha significato una base e una prima accoglienza per molti di noi italiani e italiane, ma non solo, che passavamo e cercavamo radicamento, o solo un contatto, nella capitale messicana. Tra i quali anche alcuni della redazione di L’americalatina.net. La sua opera di scrittrice, saggista e militante è ampiamente riconosciuta come un importante riferimento latinoamericano e non solo, ma anche di tutte e tutti coloro che lottano per costruire un mondo diverso, dal basso. Un’opera che sarebbe importante conoscere di più anche in Italia e per questo le nostre compagne di Elementi Kairos hanno pubblicato un edizione che raccoglie alcuni dei suoi testi in un volume dal titolo “La strada è di chi la cammina”. La vogliamo ringraziare di cuore per i sorrisi, la simpatia, i consigli e la saggezza assolutamente scomposta con cui ci ha indirizzato e abbracciato. Traduciamo e pubblichiamo oggi questo testo di Gloria Muñoz che la ricorda, perché l’8 marzo a Città del Messico e in tutta Nuestramérica un pensiero andrà sempre a Francesca [Federico “Nino” De Stavola e Alessandro Peregalli].
La mattina di giovedì 3 marzo ha cominciato a diffondersi la notizia della morte della scrittrice, femminista, giornalista, traduttrice, editrice, critica d’arte e, soprattutto, compagna che ha fatto dell’amicizia una causa: Francesca Gargallo, messicana per scelta, siciliana di nascita, attivista di innumerevoli cause giuste in ogni angolo del mondo, che non ha mai smesso di lottare un solo secondo per la vita, la sua stessa nel periodo di convalescenza, e quella che vale la pena difendere in questo mondo.
Femminista a tempo pieno, perché lei non faceva sconti al patriarcato, Francesca ha lasciato centinaia di semi, come si autodefiniscono le sue non poche allieve e compagne di cause non perse. Improvvisamente le reti sociali si sono riempite d’amore in mezzo alla guerra. Gli infiniti messaggi di addio erano, sono, un piccolo mosaico del mondo che ha abbracciato e abbraccia con passione e solidarietà a tutti i costi. Francesca per strada, a piedi o in bicicletta, perché, come diceva lei, la strada è di chi la cammina, e lei ha sempre preferito camminarla sul lato sinistro.
Meno di un anno fa, al culmine della pandemia, l’abbiamo invitata a far parte del gruppo di editorialisti del portale Desinformémonos, la sua salute cominciava a deteriorarsi, ma non c’era ancora una diagnosi. Poi, vale la pena ricordarlo, quando il suo corpo chiedeva riposo e terapia, ha annunciato che probabilmente non avrebbe potuto scrivere per i mesi successivi. Quello che ha fatto è stato consegnare cinque editoriali in anticipo. La disciplina di attivista, il rispetto degli impegni assunti, la passione, o chissà cos’altro, dovevano mantenerla abbastanza forte da continuare a scrivere nel suo spazio chiamato, ovviamente, “Feminismos de Abya Yala” (Femminismi di Abya Yala).
In questi giorni di verde e viola, la sua vita e il suo sorriso saranno celebrati nelle strade. La Glorieta de las Mujeres que Luchan, già Glorieta de Colón, ha già scritto il suo nome in quello spazio liberato e lì, questo sabato, si svolgerà l’inaugurazione del giardino “Somos Memoria”, dove “ci rivedranno insieme, creative, organizzate, furiose, speranzose, sempre in lotta”.
“Non me ne andrò”, mi ha detto un paio di mesi fa. E ha mantenuto la sua promessa. Non se ne andrà mai. Grazie mille Francesca Gargallo. Con affetto a Helena Scully.