Città del Messico, la macchia urbana più estesa del mondo, con le sue 25 milioni di anime appese a un altopiano a 2400 metri d’altitudine, è seconda per popolazione solamente a Tokio, che ha raggiunto ormai i 30 milioni di abitanti brulicanti.
Fino a poco tempo fa, il motto del governo cittadino, retto dal sindaco Marcelo Ebrard (del PRD: Partido de la Revolucion Democratica, ispirato alla sinistra ma, nella pratica, una contradditoria formazione politica) era “México. La ciudad de la esperanza”, quindi “Messico. La città della speranza”. Siccome poi, a parte la via nella foto, poco di speranza rimaneva ultimamente, allora, il motto è stato sapientemente cambiato a “México. Ciudad en movimiento” cioè “Messico. Città in movimento”.
Questo è un dato sicuro visti gli oltre 5 milioni di veicoli, il cui numero è costantemente in crescita tanto che anche la Fiat, ultima tra le grandi case automobilistiche in questo paese, s’è decisa a entrare sul mercato 4 anni fa coi modelli Palio Adventure e Grande Punto. Qui, però, va di più il modello di consumo automobilistico americano puro, cioè mezzi mastodontici fatti per navigare comodamente in lande sterminate che ricordano all’uomo nuovo la potenza dei suoi mezzi. Si viaggia solo su grandi cilindrate, con consumi petroliferi alle stelle, un parco macchine insostenibile e poi si vedrà. Il Messico, paese produttore di idrocarburi come gas e petrolio, è diventato negli ultimi anni un importatore netto di tali preziosità e, mentre in Parlamento si dibatte con fervore la riforma energetica, gli investimenti nel settore sono stati mangiati dalla voracità e dalle necessità dei bilanci statali che si portano via il 40% del fatturato di PEMEX, la compagnia petrolifera pubblica.
Comunque anche loro, le utilitarie, aiutano giorno dopo giorno a comporre i serpentoni viventi e pulsanti lungo i 40km della Via, o Avenida che dir si voglia, degli Insurgentes, la più lunga del mondo, oppure sul cosidetto Eje/Asse Centrale o Viale Lazaro Cardenas, un’infinita striscia d’asflato dedicata all’ex-Presidente più importante del novecento.
Si condensano, così, frustrazioni e cattive intenzioni in una fumosa cappa grigia che impedisce al povero turista di scorgere i picchi dell’Ajusco. Nemmeno si scorgono le vette dei vulcani Popocatepetl e dell’Iztaccihuatl, la “Mujer dormida” (donna addormentata, per la sua forma curvilinea e sensuale), proprio laggiù, verso sud, dove le montagne baciano i 3000 metri sul livello del mare, i pini spadroneggiano ai lati delle strade ed il clima è notoriamente alpino freddo anche se la città è una funambola in equilibrio sul Tropico del Cancro. A queste altitudini, mare, ricordo spento dal rumore dei clacson e da 440 km di autostrada, anzi, La Autostrada, quella per Acapulco chiamata Autopista del Sol. Per precisare, direi che le “cattive intenzioni” o, come dicono in Messico, la “mala vibra” che si condensa non è di quelli che vivono sulle colline dorate dei quartieri alti, anzi, altissimi e blindati delle zone high class come Santa Fe, Lomas, Pedregal e Polanco.
In città le vie celebrano l’eterna rivoluzione del ’17 scorso: Insurgentes (“insorgenti”) Avenida Revolucion (Viale Rivoluzone) e mille altre che ci parlano di eroi nazionali, patriotismo e di movimenti sociali prediletti e privilegiati perché incorporati dal sistema nella storia ufficiale. Gli altri non contano molto. Pure i partiti, nonostante la loro endemica staticità e i problemi interni, sono in movimento. Il PRI è il Partito della Rivoluzione, Istituzionale però, meglio di niente.
Il PRD, già citato, è rivoluzionario anche lui, ma più democratico, dato che il precedente era un partito di regime fino a pochi anni fa. Ultimamente il PRD si è impelagato in un processo d’elezione interno della direzione del partito che, da oltre un mese, è messo in scacco dalle irregolarità e le impugnazioni per frode da parte dei due contendenti. Alejandro Encinas è considerato il più radicale, fa parte della corrente Izquierda Unida ed è rimasto fedele all’ex-candidato presidenziale Andrés Manuel López Obrador mentre Jesús Ortega. capo dei cosidetti “Chuchos” (letteralmente i Gesù) fa parte della moderata e apparentemente maggioritaria corrente della Nueva Izquierda. Poi, tornando alle grandi formazioni politiche, c’è n’è una sicuramente meno rivoluzionaria, piuttosto Re-Azionaria, cioè il PAN, Partito di Azione Nazionale. Non è esattamente un’Alleanza Nazionale come da noi, ma poco ci manca, giusto qualche lettera.
Se dalla speranza siamo passati al movimento un motivo ci sarà. Ci siamo mossi qua ! Un paio di terremoti micro micro negli ultimi 6 mesi, ecco. Dopo il traffico lento e la terra traballante, un po’ più veloce, c’è, infine, l’economia. Quella sì che si muove. Verso il precariato e l’informalità ma si corre. Salute e istruzione pubblica come beni di lusso qua: o sei dentro a qualche azienda, università o istituzione “formale”, oppure sei fuori da tutto, all’americana insomma. Se ti muovi troppo, puoi finire fuori dalla metro o al tianguis (mercato, foto sopra con maggiolino verde, razza in via d’estinzione anche qua) a vendere CD pirata, ricettari o a esibirti danzando a piedi nudi sui vetri rotti di una bottiglia di Coca, la bibita amata e tracannata a litri dalle masse d’ogni classe. Oppure, se sei parte del movimento che non si tollera perchè blocca le strade (e questo ammetto che non piace)o che manifesta lo scontento, finisci in carcere per un annetto o 10 come risultato del dialogo tra le istituzioni e della lotta al terorismo internazionale.
Ad ogni modo, perchè venire a stare qui ? Surrealismo, meraviglia, imprevisto, ricerca, sorpresa, bene e male, vita accesa, istintivamente irregolare. Ma allora non è questo il famoso movimento della Città in Movimiento ?? Ecco, ci siamo arrivati, forse sì. Definitivamente forse. Come scrivevano gli Oasis sul primo album, l’unico vero Indie che hanno fatto in quindici anni di litigi.
Ma che succede quando passa l’età del surrealismo, del muralismo e dei mariachi (i simpatici e paffuti trovatori con cappello charro e chitarrine) e poi, così per gioco, ti puntano una pistola addosso chiedendoti soldi, zaino e apparati per la comunicazione a distanza ? Risposta. Sempre su Internet.
Ricordiamoci che in tutto il Messico sono 12000 (dodicimila) le persone assassinate dal 2000 ad oggi mentre in Italia, per fare un paragone, durante gli anni 80 delle violenze mafiose le vittime furono un migliaio circa. L’anno scorso i morti per violenza domestica, omicidi comuni, guerre tra narcos e tra narcos e Stato (son stati messi in campo i militari oltre alla polizia su oltre la metà del territorio nazionale) furono più di 2600, che sarà, 7 al giorno. Nell’Italia dell’insicurezza tanto decantanta da Berlusconi e “compagni”, abbiamo circa un morto al giorno. Certo, non contiamo i morti sul lavoro, se no i conti cambiano. 3 o 4 al giorno a seconda del tempo e della flessibilità delle norme, delle pratiche in azienda e, ceteris paribus, dell’affidibilità delle statistiche. Anche in Messico ci sono almeno 4 morti al giorno sul lavoro, solo che, essendo tutti in nero il contatore giornaliero s’azzera con più facilità.
Sotto, due possibili interpretazioni del ruolo della polizia nel Distrito Federal. Vagando per la colonia o quartiere cittadino Santo Domingo di Coyoacan, chiamato “Santocho” dai suoi abitanti e famoso per essere la zona più popolosa dell’America Latina, ci si trova di fronte a dei graffitti realizzati con materiali e tecniche tipici della street art, come bonze e vernici spray, con un soggetto pittorico che richiama la tradizione muralista messicana di Rivera, Siqueiros e Orozco tra i classici.
Dall’altro lato, nel centro storico turistico del quartiere Coyoacan (vedi post immediatamente sotto quasto), una camionetta blu insipido polizia (Subsonica dixit) impedisce ai commercianti di stabilirsi sui marciapiedi e scruta coi suoi fari girati strabuzzanti lo striscione con dipinta sopra una socratica interrogazione. “Qué es la justicia ?” (Cos’e’ la giustizia ?). Risposta. Cercatela su Internet.
Ultima nota. Prima o poi continuerà, qundi, penultima nota. Intanto, le due foto che presento in chiusura rappresentano l’efficienza del trasporto della spazzatura a Città del Messico, Mexico City per quelli dell’emisfero cerebrale nord americano. Tre volte alla settimana il dinosauro da 5000cc di motore penetra nel condominio alle 7 e 30 del mattino, quando alcuni dormono ancora, e travolge quanto trova parcheggiato sul suo cammino per compiere la missione di svuotare 4 tonnellate di rovente e odorosa monnezza.
I 4 o 5 caricatori di monnezza dibattono sugli asparagi e l’immortalità dell’anima ad altissima voce, fanno uso della tecnica del fischio acuto dell’upupa reale e si divncolano tra i sacchi. Risultato è la contrazione di malattie infettive sconosciute e ambite dalla multinazionali del settore farmaceutico. Così aumenta la biodiversità e l’importanza strategica del paese. L’altro output immateriale del complicato processo è la sveglia, cioè l’alzataccia che il condominio e i suoi abitanti sono costretti a patire. Il motore del dinosauro resta sempre acceso così come la sua ancestrale autoradio sintonizzata sulla radio locale “La Z”, specializzata in musica banda norteña, ranchera e corridos. In questo modo, s’inquina ancor di più la città e, a livello micro, i nostri appartamenti sono invasi da una sottile polvere grigiastra che sfrigola le narici ansiose e doloranti del dormiente. Everymorning.
Per lo meno nel nostro condominio la raccolta di immondizia funziona. Pensare alla differenziazione e all’ecologia è ancora un’utopia, ma ci arriveremo. Il global warming lo impone. S’è provato a farla e le persone hanno reagito positivamente: organica di qua, inorganica di là. Ma poi ti acorgi che nel grande dinosauro a 8 ruote la mischiano di nuovo e ti scende un po’ l’entusiasmo. Comunque nei piccoli quartieri, nelle vie delle villette a schiera di classe media, in quelle con le abitazioni fabbricate in serie fordista e concesse a un “prezzo sociale” oppure, più giù, nei quartieri delle casette misere in affitto o di proprietà, la raccolta dei rifiuti è un’odissea di mazzette, fortuna, sgami, ricatti, rumori e gatti morti sotto il dinosauro. Non è affatto un servizio garantito dal comune quanto piuttosto un’impresa regolata da mafie e ambigue territorialità.
Ciononostante, la città funziona. Non abbiamo ancora visto i cumuli d’immondizia che soverchiano le auto e impediscono agli autobus di circolare, non abbiamo ancora presenziato al rimpallo delle responsabilità e alle ingerenze mediatico-elettorali che speculano col problema in tutti i TG e talk show come in Italia. Da osservare anche i sublimi regali di Natale presenti in cima al camion che son frutto, questi sì, della raccolta differenziata di giochi e vettovaglie recuparati dagli spazzini per loro uso e consumo. Si sopravvive con speranza e movimento. Alla prossima. Fabrizio.
LEGGILO ANCHE SU: http://www.itanica.org/modules.php?name=News&file=article&sid=560
Ciao Fabrizio,
sto leggendo nel tuo blog e spero cosí lo facciano alcuni italiani, di quelli che vivono in Italia, in effetto, dato che alcuni dei tuoi dati fanno leva appunto sulla comparazione di dati statistici rilevanti. Ad ogni modo, reste in contatto con te e magari se puoi mi rispondi per sapere qualcosa di piú sul tuo conto…
ciao da Lucia.
"Mi piace""Mi piace"
Ciao Lucia, grazie per il commento e per aver letto.
In effetti sulle statistiche s ela giocano sempre tutti e spesso anche noi così, parlando. Solo che chi è una figura pubblica lo fa con più malizia e manipolazioni e ne dovrebbe avere la responsabilità…qua in Messico sono maestri.
Se vuoi scrivimi pure, l’indirizzo lo trovi in fondo alla sezione del blog “chi e dove sono ?”
"Mi piace""Mi piace"
Ciao,
Ho letto il tuo Blog e l’ho trovato molto interessante.
Sono stato alcuni anni in Mexico per lavoro, a Puebla, Veracruz etc.
Sto scrivendo qualcosa sui primi italiani in Mexico e qualcosa sul Rey de la Basura…….hai qualcosa?
"Mi piace""Mi piace"