Amilcingo: cronache di una elezione di usos y costumbres e di una vittoria del pueblo

amilcingo folla[Di un redattore de L’America LatinaÈ il 17 maggio 2017. M. manda una rapida mail al gruppo di sostegno alla escuelita (scuolina) popolare di Amilcingo, comunitá indigena Nahua nello Stato di Morelos, nel centro-sud del Paese. “Ragazzi, ho sentito S., è una cosa urgente: sabato ad Amilcingo ci sono le elezioni di usos y costumbres (modalità di organizzazione politica di certi municipi e comunità indigeni, in Messico prevista dalla Costituzione, che passa per un forte assemblearismo e non per elezioni tra i partiti e i loro rappresentanti, ndr). Hanno preso contatti con una ong, vorrebbero che andassimo come osservatori umanitari, temono violenze nel processo elettorale. Avete mezza giornata per confermare”.

Respiro profondo. Sembra una cosa tranquilla, ma in Messico di cose tranquille ce n’è poche. Soprattutto se si tratta di comunità indigene, nei cui confronti il razzismo di Stato non ha mai fatto sconti se in ballo c’era qualche interesse di rilievo. E in questo caso, anche se non direttamente, ci sono in questione centrali termoelettriche, un oleodotto, la gestione dell’acqua. Cose per cui la retorica ormai stantia dello stato di diritto, che in Messico è sempre sembrata una gran presa in giro, viene tranquillamente messa da parte.

Siamo in 5 ad accettare. Saremo con una ong, sul campo ce ne sarà un’altra, oltre ad alcuni media indipendenti e altri solidali da Città del Messico. Vale la pena tutelarsi, la prudenza non fa mai male. Ma il pueblo di Amilcingo chiede aiuto e va aiutato, è il suo momento decisivo, un momento che aspetta da 5 anni, un momento in cui si capirà se il saccheggio che la comunità subisce da ormai decenni potrà essere fermato. E in una fase calda come le elezioni, con il rischio di frodi e violenze, la presenza di esterni, meglio se stranieri, come osservatori internazionali, non può che essere positiva.

amilcingo ayudantìa
Foto di kehuelga.net

L’attacco sistematico al territorio di Amilcingo e delle vicine comunità del Morelos – ci racconta spesso S. nei momenti di siesta a margine dell’escuelita -, è iniziato negli anni ’80 con il furto delle risorse idriche. L’acqua, che prima scorreva abbondante nel sottosuolo, è stata poi intubata dentro ad acquedotti; attualmente i rubinetti che riforniscono gli abitanti della zona vengono aperti per quattro misere ore a settimana. Questa manovra ha causato una forte riduzione della capacità produttiva della comunità, una diminuzione della diversificazione agricola, e la conseguente dipendenza di Amilcingo alle logiche e ai ricatti del capitalismo estrattivo messicano.

Negli ultimi anni, però, l’attacco ai diritti collettivi ha fatto un ulteriore salto di qualità con il Proyecto Integral Morelos. Tra le opere realizzate o in via di realizzazione del progetto ci sono: due centrali termoelettriche date in concessione alla impresa spagnola ABENGOA; un gasdotto di 160 km, che passa sul territorio di 60 comunità contadine e indigene e che trasporta ogni giorno 9 miliardi di litri di gas naturale ed è dato in concessione alle imprese spagnole ELECNOR e ANAGAS e all’italiana BONATTI, progetto che ha sollevato le preoccupazioni di esperti ambientali legate al fatto che la sua installazione si pone in una zona di attività vulcanica. A questi progetti si aggiungono: una linea elettrica di 20 km e un acquedotto di 12; la costruzione di una nuova autostrada oltre all’ampliamento di due già esistenti; la creazione di nuove zone residenziali; l’ampliamento di due corridoi industriali; e infine, la riattivazione delle reti ferroviarie dismesse, in modo da connetterle con il corridoio interoceanico Golfo-Pacifico anche in questo caso con finalità esclusivamente commerciali.

Sebbene nel territorio di Amilcingo passi solo il gasdotto, l’intera economia della comunità è stata messa violentemente sotto attacco. E così, da qualche anno, si è costituita l’Asamblea General Comunitaria (AGC)(AGC), uno spazio collettivo che ha come obiettivi l’autonomia decisionale e politica della comunità, la possibilità di scelta dei propri modelli di sviluppo e la ripresa della sovranità sul proprio territorio. Da ormai più di due anni l’Asamblea forma parte integrante del Congreso Nacional Indìgena (CNI) e organizza annualmente un grande festival in difesa della Madre Terra.

Lo scorso 20 maggio la posta in gioco era altissima. Dopo una vertenza legale durata un anno, un giudice aveva finalmente dato ragione all’assemblea e aveva stabilito il diritto della comunità a governarsi seconde le forme tradizionali degli usos y costumbres. Si tratta di un sistema di organizzazione politica che proviene dalla tradizione indigena e rappresenta una aternativa radicale al sistema elettorale a voto segreto di derivazione occidentale. Funziona attraverso assemblee costanti di tutta la comunità che prende di volta in volta le decisioni in forma democratica e con voto palese, mentre gli incarichi di rappresentanza politica sono biannuali e ridimensionati nelle loro funzioni, oltre che slegati dal carrierismo tipico dei partiti. Questo sistema, che si era mantenuto in varie forme durante i secoli della colonizzazione all’interno di quel margine di autonomia concesso dalla Corona spagnola, era stato poi poco a poco soppresso nel tentativo di costruzione dello stato-nazione messicano. Nei primi anni ’90 del ‘900, tuttavia, e soprattutto dal ’92 con le moltitudinarie mobilitazioni indigene in occasione del cinquecennale della “Scoperta” dell’America, gli usos y costumbres sono stati poco a poco riconosciuti, prima nello stato di Oaxaca e poi nel resto del Messico.

amilcingo sandoval
Foto di kehuelga.net

Ad Amilcingo, i caciques (cacicchi) locali e i politici della zona di qualunque partito, tuttavia, non avevano gradito la decisione del giudice, ed erano pronti a dare battaglia nell’assemblea comunitaria del 20 maggio, proponendo in quella sede le proprie candidature e cercando di influenzare il processo decisionale a qualunque costo; potendosi avvalere, tra l’altro, della possibile presenza della polizia, che normalmente non è ammessa nelle assemblea di usos y costumbres, ma su cui il giudice nella sua sentenza aveva fatto un’eccezione.

Il 19 maggio 2017 io, M, N. e S. arriviamo finalmente al pueblo, dopo le consuete 3 ore di viaggio che separano la capitale messicana da Amilcingo. L’AGC è in seduta permanente, riunita sotto il portico della piazza centrale per ripararsi dalla pioggia torrenziale tipica della stagione umida messicana. Vecchi, adulti, giovani, bambini. Si discute della strategia dell’indomani, della tenuta della piazza, della necessità di non cadere nelle provocazioni della controparte. Noi a un certo momento ci spostiamo nel cortile di una casetta all’angolo: S. ci da le istruzioni: “domani non si sa come andrà né cosa cercheranno di fare gli altri. Probabilmente cercheranno di forzare il processo elettorale: cercheranno di far entrare persone da fuori per votare, o cercheranno di provocare una rissa per giustificare l’intervento della polizia”. Ci racconta che il giorno prima una loro delegazione si è incontrata con l’Istituto Morelense dei Processi Elettorali e della Partecipazione Cittadina (IMPEPAC), e con il candidato Rùben Olivar, ex capo della polizia, rappresentante degli interessi delle lobbies e uomo di fiducia della sindaca in carica e di Humberto Sandoval, cacique locale. Durante la riunione si sono accordati sulle regole da adottare, come il controllo delle tessere elettorali dei votanti, affinché non venga fatti passare gente estranea.

amilcingo presidenza

Nonostante le rassicurazioni, però, l’assemblea non si fida: l’incognita maggiore è la polizia, che in queste zone rurali, così lontane dai riflettori mediatici, quando interviene lo fa spesso senza vie di mezzo, e non di rado direttamente con armi da fuoco. Per non contare la sempre possibile presenza di squadre di picchiatori informali e paramilitari.

S. ci parla e noi ci geliamo, attenti a ogni sillaba che dice ma anche un po’ preoccupati. “Il vostro compito non è intervenire. Nella maniera più assoluta. Voi dovete solo controllare, documentare, fare foto e video a tutto quello che potete”.

La sicurezza ce la dovrebbe garantire un cartellino che portiamo al collo, che certifica la nostra partecipazione come operatori umanitari per conto dell’ong Zeferino Ladrillero.

amilcingo murales

Il giorno dopo la sveglia a casa di S. suona prestissimo. La tensione non è poca ma tutto sommato sono riuscito a dormire. Ci dirigiamo nella piazza dove incontriamo i nostri “colleghi” di Zeferino e i rappresentanti dell’IMPEPAC. Ci dividiamo agli ingressi della piazza e comunichiamo in un gruppo whattsapp, creato per l’occasione. Registriamo tutto. La gente affluisce numerosa, ma irregolarità se ne vedono poche. Solo a un’entrata, che da su una viuzza, notiamo un certo afflusso di persone non registrate attraverso un negozio che fa angolo. Scoppiano alcune tensioni presto sopite. Le persone si ammassano nella piazza, ora sono un migliaio. Numerosissimi gli anziani, i più con in testa il ben noto sombrero che nell’immaginario collettivo viene associato a Emiliano Zapata, nato nel 1879 proprio a pochi kilometri da Amilcingo. Molti e molte di loro al momento di comprovare la loro presenza con una firma nella lista dei residenti, optano per un timbro con l’impronta digitale. C’é chi semplicemente traccia una x: in buona parte del Messico rurale l’alfabetizzazione é cominciata solo alla fine degli anni ’30, nel periodo della presidenza di Lázaro Cárdenas; in molti casi non è mai arrivata. Ma la fierezza negli sguardi e la determinazione con cui affrontano sette ore cocenti, per il sole e la tensione politica, vale molto di più che un certificato di elementari.

Amilcingo presidenta asamblea

Della polizia, per ora, non c’è traccia.

La situazione comincia a surriscaldarsi verso le 11 del mattino, quando si procede alla votazione preliminare, quella per stabilire chi sarà presidente della seduta e chi il segretario. Vince la presidenza l’assemblea contro la fazione legata ai partiti. Alcuni di loro riescono a votare più volte, nonostante i voti vengano contati uno per uno. Ma la maggioranza è comunque schiacciante. Non mancano alcuni tentativi di rissa ma la fazione dell’AGC non cade nella trappola della provocazione. Al momento della votazione definitiva, quella per eleggere le due autorità della comunità, la fazione “partitista” già si rende conto di aver perso e nemmeno prova a viziare il processo elettorale. Finisce 651 a 350. La gioia esplode nella piazza, prima e dopo i discorsi di rito. La polizia non è intervenuta e quasi non ci si può credere che per una volta tutto è andato liscio. Per Amilcingo è solo un passo, ma un bel passo, nel cammino dell’autonomia. Da ora la comunità potrà rafforzare la radio comunitaria “Amiltzinko” e la escuelita popolare, e potrà portare avanti con maggiore determinazione la lotta contro il gasdotto e per il diritto all’acqua, oltre a quella, nazionale di sostegno alla candidatura di Maria de Jesùs Patricio, portavoce del Consejo Indìgena de Gobierno del CNI alle elezioni presidenziali del 3 giugno 2018.

Ma per quello c’è tempo, per ora ad Amilcingo la gente si gode la festa ricordando il più noto dei suoi compaesani: “Zapata vive, la lucha sigue!”.

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