Di Redazione,
Il 10 aprile del 1919, Emiliano Zapata Salazar, generale dell’Ejército Libertador del Sur, il cui centro di operazioni era il piccolo stato indigeno e contadino di Morelos, distante pochi km al sud di Città del Messico, cadeva in un’imboscata del generale Pablo González e del colonnello Jesús Guajardo, alti ufficiali dell’Ejército Constitucionalista del presidente Venustiano Carranza, nella hacienda morelense di Chinameca. Quello stesso giorno, come scrive lo scrittore Francisco Pineda Gómez, “nel Palazzo Nazionale, Venustiano Carranza si riuniva con ‘importanti uomini d’affari’ di Chicago. In ‘vagoni treno di lusso’, insieme a fotografi e cineasti, arrivarono a Città del Messico contingenti delle compagnie petroliere, minerarie, industriali, commerciali e bancarie degli Stati Uniti”.
Nei 9 anni precedenti, Zapata era stato il più tenace e radicale dei protagonisti della Rivoluzione Messicana. Il 20 novembre 1910 aveva risposto al Plan de San Luís, l’appelo del liberale Francisco Ignacio Madero che prometteva, oltre al ritorno delle libertà democratiche, la restituzione alle comunità delle terre usurpate dai grandi hacendados nei decenni precedenti, e si era sollevato in armi contro il dittatore Porfirio Diaz. Non prima, tuttavia, di sotterrare in un luogo sicuro, in qualità di rappresentante comunitario, i titoli ancestrali della proprietà collettiva del suo pueblo. In seguito alla vittoria di Madero e l’esilio di Diaz, tuttavia, le terre non erano state distribuite e Zapata, invece di restituire le armi, guidò una riforma agraria popolare, nel Morelos e, via via che il raggio d’azione degli zapatisti si ampliava, anche in porzioni dei vicini stati di Puebla e di Guerrero. Il Plan de Ayala, proclamato dagli zapatisti il 25 novembre 1911, sintetizzava questo progetto di riforma e i principi dell’autonomia indigena e contadina e la necessità di portare avanti la Rivoluzione tradita da Madero. Negli anni a seguire, il colpo di Stato reazionario di Victoriano Huerta contro Madero non fece indietreggiare la resistenza zapatista. Tra il 1914 e il 1916, mentre il regime di Huerta entrava in crisi sotto i colpi dei generali del nord Carranza, Alvaro Obregón e Francisco “Pancho” Villa, gli zapatisti diedero vita alla leggendaria Comune del Morelos, l’esperimento di autonomia, autogestione e giustizia sociale più rivoluzionario della storia del Messico, almeno fino al levantamiento neozapatista del 1 gennaio 1994 in Chiapas. Il 6 dicembre 1914, quando l’Ejército Libertador del Sur e la División del Norte di Villa entrarono trionfalmente nella capitale e i due generali si sedettero sulla silla presidencial, si racconta che Zapata si trovasse talmente poco a suo agio sugli scranni del potere statale, da decidere di ripiegare rapidamente nel Morelos. Negli anni successivi, l’avanzata dell’esercito “moderato” dei carranzisti, sempre più convintamente appoggiato dagli Stati Uniti e dalle nazioni europee, costrinse Villa e Zapata e ritirarsi nei propri territori di origine, fino a un lungo logoramento che terminò, in entrambi i casi, con il tradimento, l’imboscata e la morte violenta.
Il 20 febbraio del 2019, Samir Flores Soberanes, attivista 36enne della comunità morelense di Amilcingo, a 36 chilometri da Chinameca, viene assassinato nel corso di un’altra imboscata. Alle 5:30 del mattino, degli uomini in macchina lo aspettano sotto casa: chiedono di parlare con Samir, risponde la madre e li avvisa che suo figlio sta scendendo. All’aprire l’uscio quattro pallottole lo colpiscono -due, mortali, alla testa. Il giovane muore prima dell’arrivo in ospedale, lasciando una vedova e quattro figli piccoli.
Il giorno prima Samir, leader comunitario di Amilcingo, membro del Congreso Nacional Indígena, comunicatore sociale con la radio comunitaria Amiltzinko, aveva partecipato all’ennesimo incontro pubblico promosso dal presidente Andrés Manuel López Obrador per sponsorizzare il Proyecto Integral Morelos (PIM), convincendo per l’ennesima volta la platea sul carattere dannoso e criminale del PIM. Come abbiamo già scritto in un’altra occasione, tale progetto prevede la costruzione di una serie di opere, in buona parte già realizzata durante il mandato del presidente Enrique Peña Nieto però ancora incomplete: due centrali termoelettriche date in concessione alla impresa spagnola Abengoa; un gasdotto di 160 km, che passa sul territorio di 60 comunità contadine e indigene e che dovrebbe trasportare ogni giorno 9 miliardi di litri di gas naturale, dato in concessione alle imprese spagnole Elencor e Anagas e all’italiana Bonatti. Quest’ultimo progetto ha sollevato le preoccupazioni di esperti ambientali legate al fatto che la sua installazione si pone in una zona di attività vulcanica. A queste infrastrutture si aggiungono una linea elettrica di 20 km e un acquedotto di 12; una nuova autostrada e l’ampliamento di due già esistenti; la creazione di nuove zone residenziali; l’ampliamento di due corridoi industriali; la riattivazione delle reti ferroviarie dismesse, in modo da connetterle con il corridoio interoceanico Golfo-Pacifico, anche in questo caso con finalità esclusivamente commerciali.
Da almeno 7 anni Samir, con l’Asamblea General Comunitaria (AGC) di Amilcingo, attraverso la sua attività radiofonica e la partecipazione nell’FPDTA-MPT (Frente de Pueblos en Defensa de Tierra y Agua – Morelos, Puebla y Tlaxcala), aveva contribuito fortemente alla resistenza contro questi progetti e alla difesa del suo territorio e al rafforzamento in senso autonomista della sua comunità. Pochi giorni prima del suo assassinio, il presidente López Obrador, che durante gli anni in cui era leader dell’opposizione aveva più volte appoggiato la resistenza al PIM sostenendo di difendere “le terre di Zapata”, accusava chi, come Samir, si opponeva al progetto di presentarsi come “radicali di sinistra” ma di essere solo, in fin dei conti, dei “conservatori”. Pochi giorni dopo, invece, il 23 e 24 febbraio, una consulta pubblica indetta dallo stesso presidente, però viziata da forti illegalità e dal non rispetto della Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), decretava con un 59% l’approvazione del progetto, con voti raccolti tra gli abitanti delle città e delle zone non colpite direttamente dai progetti del PIM. Lo stesso López Obrador invocava a che non si “politicizzasse” la morte di Samir, come se non si trattasse di un omicidio politico.
Gli scorsi 9 e 10 di aprile sono state due grandi giornate di lotta proprio nelle comunitá di Amilcingo, luogo dell’imboscata a Samir Flores, e Chinameca, dove era caduto Emiliano Zapata.
Carovana del COOA per lo stato di Oaxaca nei giorni precedenti alla due giorni del CNI.
Martedì 9 ad Amilcingo una grande assemblea del CNI e della Sexta, le alleanze costruite negli ultimi decenni dall’Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN) con le lotte del campo e delle città, ha visto la partecipazione di più di 800 attiviste e attiviste giunti da tutta la repubblica. Tra le presenze di spicco, la portavoce del Consejo Indígena de Gobierno (CIG) María de Jesús Patricio Martínes “Marichuy”, già proposta come candidata indipendente per le elezioni presidenziali dello scorso anno, el Consejo de Organizaciones Oaxaqueñas Autónomas (COOA), arrivato in forze dopo una carovana di centinaia di persone che hanno bloccato le principali arterie di Oaxaca per una settimana, il Partido de los Comunistas, radicato soprattutto nel nord del Paese, il Frente de los Pueblos en Defensa de la Tierra (FPDT) di Atenco, il Frente Popular Francisco Villa Independiente (FPFVI) della capitale, e l’articolazione della Sierra Santa Marta dello stato di Veracruz. Con loro, diffusa è stata la presenza e la partecipazione di media indipendenti, collettivi LGBTQ+, fronti e organizzazioni sindacali, indigeni e contadini di tutti i tipi. Importante è stata la participazione di Alessia, in rappresentanza del movimento delle donne kurde, che ha portato la solidarietà della Rivoluzione del Confederalismo Democratico.
Immagini della giornata del 9 aprile a Amilcingo
La giornata si e strutturata in una prima fase di discussione in tavoli sulla nuova fase governativa, che si è conclusa con un’assemblea plenaria in cui è emersa un’analisi condivisa rispetto alla profonda continuità neoliberista e estrattivista delle iniziative politiche ed economiche messe in atto fino ad ora dall’amministrazione di Lopez Obrador. L’incontro ha rilanciato la lotta verso una nuova fase di respiro nazionale con una serie di appuntamenti futuri: innanzitutto il deciso sostegno, il prossimo Primo Maggio, ai lavoratori delle fabbriche maquiladoras di Matamoros, nello stato settentrionale di Tamaulipas, protagonisti negli scorsi mesi della più grande ondata di scioperi operai della storia messicana; in secondo luogo, il lancio di un incontro globale delle donne che lottano da realizzarsi Veracruz a fine luglio; infine, una nuova data di incontro a livello nazionale e di azione contro il nuovo progetto del corridoio logistico transismico e della Zona Economica Speciale dell’Istmo di Tehuantepec, da farsi il 12 ottobre, ma da costruirsi con un incontro nazionale nelle settimane precedenti.
Foto della manifestazione di Chinameca, del 10 aprile, per i 100 anni dell’omicidio di Emiliano Zapata
Mercoledi 10 la giornata di lotta si è svolta a Chinameca, con azioni di boicottaggio della manifestazione indetta dalle istituzioni locali per la commemorazione dell’anniversario della morte di Zapata. Inizialmente i movimenti e le organizzazioni provenienti da tutto il Paese hanno anticipato il corteo ufficiale, per accoglierlo con cori, manifesti e cartelli che hanno messo in evidenza l’ipocrisia dei rappresentanti politici del governo nazionale e dei burocrati locali presenti, responsabili d’imporre progetti di morte e sfruttamento a quelLe stesse comunità che vivono e popolano le terre dello stato natio di Zapata. La mattinata a Chinameca si è conclusa con una serie d’interventi che si sono succeduti dal palco dei popoli in lotta, contrapposto al teatrino inscenato a pochi metri di distanza dall’amministrazione locale, per poi uscire in corteo dalla localita e dirigersi verso la comunita di Huexca, una delle principali ad essere colpita dal grande Proyecto Integral Morelos. I manifestanti hanno presidiato l’ingresso della centrale termoelettrica, che è gia stata costruita nei dintorni del paese, dirigendo la propria rabbia, con scritte e cori, contro il grande eco-mostro costruito dai capitali europei con la connivenza dei governi messicani che si sono succeduti durante l’ultimo decennio. La protesta ha dato poi vita a un corteo che si è diretto verso il paese di Huexca, dove la rete delle donne e uomini aderenti al FPDTA-MPT hanno ricevuto gli attivisti e attiviste con un pranzo comunitario che ha chiuso la due giorni di assemblea e di lotta, evidenziando l’importanza di articolare concretamente le resistenze vive nei territori.
Immagini dell’azione del 10 aprile alla termoelettrica di Huexca
Oggi come ieri, i popoli indigeni e contadini in lotta di Morelos si sono dimostrati un esempio di dignità e determinazione nella difesa del loro territorio. Oggi come ieri, i leader più coraggiosi e determinati di questo popolo vengono uccisi dai sicari del grande capitale, gli hacendados dei tempi di Zapata così come le imprese speculative ed estrattive attuali. Oggi come ieri, il governo “democratico” impostosi sulle macerie dell’antico regime, porfirista in un caso, priista nell’altro, svela in realtà la sua faccia di continuità nelle politiche di spoliazione dei popoli originari. La Quarta Trasformazione annunciata da López Obrador, in meno di cinque mesi di governo, assomiglia giá terribilmente al tradimento di Francisco Madero e Venustiano Carranza. Oggi come ieri, tuttavia, un movimento politico profondo continua a disegnare, in mezzo a mille difficoltá, un’alternativa possibile.
¡Zapata Vive, Samir Vive, La Lucha Sigue!