Intervista radiofonica di Andrea Cegna a Fabrizio Lorusso, ricercatore e giornalista freelance in Messico, durante il programma di Radio Popolare A casa con voi
A 69 mesi dalla sparizione forzata di 43 studenti della scuola rurale di Ayotzinapa nella città di Iguala, stato messicano del Guerrero, l’intervista fa il punto della situazione: il procuratore generale messicano, Alejandro Gertz Manero, ha dichiarato la fine della “verità storica”, cioè della versione adulterata dei fatti costruita dall’ex procuratore Murillo Karam mediante torture contro alcuni indiziati e arbitrarietà di ogni tipo tra il 2014 e il 2015. Gertz ha chiesto 46 ordini di arresto per funzionari pubblici del Guerrero e per Tomás Zerón, braccio destro di Murillo Karam, ex direttore dell’Agenzia per le Investigazioni Criminali e artefice sul campo delle macchinazioni degli inquirenti e della manipolazione diretta delle prove. Gertz ha anche dichiarato che sono stati inviati all’Università di Innsbruck, già coadiuvante del governo messicano in passato, dei nuovi resti ossei che potrebbero servire come prova d’identificazione degli studenti.
Gli ordini spiccati dal procuratore, per la prima volta, sono per i reati di sparizione forzata e delinquenza organizzata, non più per sequestro di persona come in precedenza. Restano ancora dubbi importanti: arriveremo a conoscere il coinvolgimento e i crimini dell’esercito nella notte del 26-27 settembre del 2014? Sarà investigato anche l’ex procuratore generale? Molte risorse sono state investite per il caso Ayotzinapa, a partire dalla campagna elettorale e dai primi giorni del governo del presidente López Obrador, ma le famiglie dei ragazzi e la società restano dubbiosi sulle possibilità reali di arrivare fino in fondo, di toccare i più alti funzionari della passata amministrazione, compreso l’ex presidente Peña Nieto, e di ritrovare, vivi o morti, i 43 studenti di Ayotzinapa, oltre alla verità e alla giustizia per gli altri 61mila desaparecidos del Messico. La seconda parte dell’intervista versa sulla situazione di violenza e i conflitti armati regionali che predominano in Messico e nello stato del Guanajuato, al numero uno per omicidi dolosi negli ultimi due anni, malgrado le promesse e le attese generate dall’amministrazione di AMLO, in carica dal dicembre del 2018.
