Sono #NiñasNoMadres!


La violenza contro le donne è un problema trasversale che oltrepassa confini, età e classi sociali ed è giusto ricordarlo non solo il 25 novembre ma tutti i giorni. Tragicamente, in America Latina e nei Caraibi molte delle sue vittime sono bambine e minorenni che spesso restano incinte e che vengono costrette da una società estremamente patriarcale ad abbandonare il loro futuro per portare avanti delle maternità forzate. L’11 ottobre scorso, per la giornata mondiale delle bambine, Planned Parenthood America Latina , un’organizzazione nata negli Stati Uniti e che si batte per il diritto all’aborto e l’educazione sessuale in diversi Paesi, ha lanciato uno spot  che si inserisce nella campagna Niñas, no madres. 

Qui di seguito vi riproponiamo la dichiarazione dell’organizzazione lanciata l’11 ottobre e lo spot con i sottotitoli in italiano. 


Nessuna bambina deve abbandonare il suo futuro per una maternità forzata.

Sono #NiñasNoMadres!

L’America Latina e i Caraibi è l’unica al mondo in cui le gravidanze e i parti delle bambine minori di 15 anni vanno in aumento, come conseguenza degli alti indici di violenza sessuale.  L’80% delle violazioni sessuali di bambine e adolescenti si riferiscono a vittime  che hanno  tra i 10 e 14 anni e nel 90% di questi casi si tratta di casi che coinvolgono un contesto di violazione reiterata (CIDH). 

Sfortunatamente, quasi sempre queste aggressioni sessuali sono commesse da membri della famiglia o da persone vicine a loro. La cosa più dolorosa è che tutto questo le porta verso una cammino di rivittimizzazione che le obbliga ad abbandonare i loro progetti di vita per diventare madri, anche se non sono ancora pronte. Queste bambine, non solo abbandonano per sempre la loro infanzia, ma anche tutti quei luoghi dove dovrebbero stare -la scuola, lo sport, la scienza, i giochi- lasciando un enorme vuoto nella società. 

Spesso devono portare avanti le loro gravidanze perché molti Stati le obbligano a farlo,  dato che non rispettano tutti gli accordi internazionali sui diritti umani. Questo succede perché c’è una mancanza di educazione sessuale integrale appropriata nelle istituzioni educative, che evita che le bambine possano identificare situazioni di abusi, oltre al fatto che non sanno cosa bisogna fare per poter denunciare senza avere paura. Inoltre, anche quando si denuncia, in moltissimi casi i colpevoli delle violazioni rimangono completamente impuniti. 

Una delle tappe più dure per queste minorenni è l’assenza di giustizia: gli ostacoli che devono affrontare per ricevere l’attenzione di cui hanno bisogno quando le istituzioni gli impediscono di accedere ai servizi di salute essenziali. Tra i protocolli di attenzione integrale nella salute per una vittima di violazione sessuale, ci dovrebbe sempre essere, per prevenire una gravidanza non desiderata, la somministrazione della pillola anticoncezionale orale d’emergenza (la pillola del “giorno dopo”). Nonostante ciò, in diversi paesi latinoamericani è proibita o ci sono sempre dei problemi amministrativi per potervi accedere. 

Se la bambina non riceve le attenzioni appropriate dopo l’aggressione sessuale che ha sofferto e resta incinta, il processo di rivittimizzazione continua perché la obbligherebbe ad una gravidanza non desiderata e a diventare madre forzatamente. 

In molti paesi dell’America Latina come El Salvador, Nicaragua, Honduras, Repubblica Dominicana, semplicemente non esiste laborto legale perché la legge lo proibisce, mentre in altri come Perù, Ecuador e Guatemala è molto probabile che le vittime possano scontrarsi con dei problemi amministrativi, legali, culturali e di coscienza che le condannano ad una maternità che non hanno scelto.

Alcuni dati: 

  • In Ecuador, si calcola che giornalmente 7 bambine minori di 14 anni diventano madri (NEX, 2016) e si stima che l’80% delle gravidanze adolescenti nascono dalla violenza sessuale. 
  • In Guatemala, tra il 2015 e il 2017 c’è stata una media annuale di 1569 parti in bambine tra i 10 e i 14 anni, secondo la Procuraduría de Derechos Humanos. Nonostante per il 2018 i parti delle bambine tra i 10 e 14 anni sono stati 1050 (OSAR), quello stesso anno ci sono state 16 denunce al giorno di violenza sessuale contro bambine e adolescenti, raggiungendo così le 5680 denunce allanno (Nómada 2020). Nel 2019, 7366 bambine minori di 15 anni sono diventate madri (OSAR). 
  • In Perú 13 adolescenti su 1000 in un’età compresa tra i 15 e i 19 anni sono madri o sono incinte per la prima volta e il 71% di queste gravidanze non sono desiderate, secondo la Mesa de Concertación para la Lucha contra la Pobreza. Inoltre, tra il 2015 e il 2018, 29 bambine minori di 10 anni e 6240 bambine tra gli 11 e 14 anni sono diventate madri. Solo nel 2019, ci sono state 1303 nascite di madri minori di 14 anni, secondo il Sistema de Registro del Certificado de Nacido Vivo en Línea.
  •  Il Nicaragua presenta la tassa di nascita di madri minorenni più alta di tutta l’America Latina, raggiungendo il 28% e si calcola che ogni giorno 5 bambine sono obbligate ad essere madri.

Questa realtà, che allontana le bambine dai propri diritti è peggiorata per colpa della pandemia per il COVID-19, perché le bambine vittime di abusi sessuali non hanno accesso ad una salute integrale, oltre al fatto che durante le diverse quarantene molte bambine sono rimaste a casa insieme ai loro aggressori. 

Tutto questo allontana le bambine latinoamericane dai loro progetti di vita e che genera di vuoti irreparabili nella nostra società, com’è successo a Norma (Ecuador), Fátima (Guatemala), Susana (Nicaragua) e Lucía (Nicaragua)  che sono state vittime di violazioni sessuali e hanno dovuto portare avanti delle gravidanze non desiderate, e Camila (Perú) che dopo aver sofferto un aborto spontaneo è diventata da vittima a vittimaria. 

Per questo nel 2019 abbiamo portato i primi 4 casi davanti al Comitato di Diritti Umani dell’ONU, affinché nessun’altra bambina latinoamericana debba abbandonare il suo futuro e nel 2020 abbiamo portato il caso di Camilla al Comitato dei Diritti del Bambino dell’ONU. 

Crediamo che con dei verdetti esemplari, delle azioni articolate e con l’impegno opportuno, il mondo che sogniamo per le bambine possa diventare realtà: uno in cui possano vivere libere dalla violenza e possano avere delle opportunità per costruire un futuro migliore per loro. 

Adesso, più che mai è il momento di investire in sistemi di protezione che mettano al centro i bisogni e le voci delle bambine  ed è ora di raddoppiare gli sforzi affinché tutte le bambine possano godersi la propria infanzia. 

Affinché nessun’altra bambina lasci uno spazio vuoto nella sua infanzia, oggi e sempre, lasciamole essere libere di essere bambine.

Sono #NiñasNoMadres!

Per saperne di più :

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