¡Hasta siempre, siglo xx! – Parte 6 #DiarioCubano #Cuba #FidelCastro

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Sesta puntata del Diario Cubano di Perez Gallo, Nino Buenaventura e Gimmi che ormai hanno passato la loro prima settimana sull’isola sulle orme di Fidel e hanno anche scovato una meravigliosa Fiat 126 rossa fimmante nel loro cammino. Le altre puntate del diario-reportage: LINK – Intanto questo blog l’America Latina punto Net si collettivizza e va verso il modello di redazione allargata!

Giorno 7

Sveglia prestissimo oggi, domenica 4 dicembre, giorno dei funerali di Fidel Castro Ruz. Funerali a cui, comunque, non riusciamo a partecipare, in primo luogo perché non possiamo: la decisione dei famigliari e delle autorità è stata quella di celebrare la morte del líder máximo con il suo popolo durante tutta la settimana in giro per l’isola, ma di relegare il momento del funerale a un commiato privato e umile con la famiglia e i parenti più stretti, cosa per cui anche ai giornalisti è negato l’accesso al cimitero di Santa Ifigenia.

Ma forse il motivo più importante per cui non possiamo partecipare è che siamo stravolti e che abbiamo dormito in strada. La sveglia prestissimo infatti è tutt’altro che programmata: essendoci messi a dormire su un praticello all’interno delle strutture della facoltà di medicina, dei lavoratori si accorgono di noi alle cinque del mattino e ci cacciano. Ci tocca così andare a dormire a bordo strada finché, verso le sette, una buon anima non ci sveglia e ci trova alloggio nella casa particular lì di fronte, a 25 CUC per tutti e quattro in una stanza.

Accettiamo, e come degli zombie riceviamo con gioia il caffè offertoci dalla señora della casa. Poco dopo, mentre alcuni di noi sono collassati ancor prima di ricevere le chiavi della stanza (Lucas addirittura sopra il letto della stessa padrona di casa) arrivano a prendere le loro cose gli ospiti nostri predecessori, di ritorno dal tentativo di entrata al cimitero: due giornalisti italiani del TG2, il loro Cicerone italiano che vive a La Habana dal 1995, e la sua compagna cubana.

Quando questi se ne vanno, noi ci sistemiamo, ma pensiamo che non valga la pena perdere tutto il giorno per riposarci e che ci vuole proprio una colazione e una bella gita al mare. Andando quindi verso la uaua che ci porta al mare, passiamo davanti all’Hotel Melia, dove cerchiamo di comprare una scheda per andare su internet, ma dove ci viene impedito perfino l’accesso: il motivo è che lì alloggiano tutti i presidenti ed ex-presidenti ospiti del governo cubano, oltre a Lui, Diego Armando Maradona, che però lì su due piedi non si fa vedere, e noi, dopo avergli urlato due frasi in un napoletano stentato, decidiamo che forse è meglio andare alla spiaggia che metterci a fare i paparazzi.

Prendiamo quindi un autobus pieno pieno che neanche a Città del Messico, dove abbiamo il bellissimo piacere di scoprire che, per quanti cubani trattano gli stranieri solo come miniere d’oro, e di conseguenza provano a fotterli in ogni modo, ce ne sono altri che, mentre ricerchi invano nel portafoglio, sono pronti a metterti in mano un peso da dare all’autista. In mezz’ora arriviamo al pueblo Estrella, al cui lato c’è una spiaggia molto carina, anche se un po’ sporca, mista cubani-stranieri. Lì conosciamo l’ennesimo pazzo che s’è fatto un viaggio lunghissimo per andare a salutare Fidel: stavolta è un argentino, Martín, molto simpatico e buena onda, che vive a Santiago del Cile e fa il fotografo.

Ci racconta che ha una passione da sempre per la Rivoluzione cubana, che solo l’anno scorso era riuscito a recarsi a Cuba in viaggio per toccarla con mano, e che ha deciso di tornarci appena ha saputo della morte del Comandante. Ci rimarrà fin quasi a Natale, ma per le ultime due settimane lo raggiungerà la sua ragazza. Sta facendo un reportage fotografico per Cuba, di cui forse avremo modo di proporre una galleria in futuro proprio su questo blog. Ci fa vedere le foto e sono davvero stupende, anche più di quelle che Nino Buenaventura ci ha finora offerto in questo “diario cubano”. Sono per lo più ritratti, perché, come spiega, “visto che Fidel ha dato tutto per il popolo cubano, ora che è morto, negli occhi e nei volti di questo popolo si può trovare un po’ della sua presenza”. L’obiettivo è farne una mostra possibilmente anche in Europa, partendo dalla Spagna, dove ha contatti.

Altri incontri sono con un tedesco manager di un’azienda di elettronica, un romano che studia al DAMS ed è in scambio nella scuola di cinema de La Habana, una delle punte all’occhiello a livello internazionale del sistema cubano e della sua meravigliosa cultura, e un ragazzetto cubano bassissimo, che parla un italiano quasi perfetto, racconta un sacco di balle, “lavora” con i turisti, ed è la classica persona che sembra stra-simpatica prima di rivelarsi un accollo incredibile: avremo a che fare con lui fino a tarda notte, con le comiche più incredibili e imbarazzanti, e in compagnia del rum più schifoso mai provato in vita nostra, degno nemmeno delle peggiori feste universitarie.

La Ley seca, infatti, è ancora ufficialmente in vigore, ma ormai le ceneri di Fidel sono già ritornate alla terra e gli esercizi commerciali si fanno più tolleranti: noi iniziamo a ordinare una serie di mojito e di rum nelle noci di cocco.

Ad un tratto, due poliziotti passano di lì, incredibilmente amabili e di buon umore, ci vedono bere e non dicono nulla, sono a farsi un giretto. La nostra prima impressione, un po’ superficiale, forse anche dettata dalla presenza visibile sull’uniforme della stella rossa e nera, è di trovarci di fronte a un tipo di figuri che è la prima volta che non ci viene spontaneo chiamarli “sbirri”. Ma poi sorge un certo imbarazzo per capire chissà quale ruolo dovrà avere la polizia se messa al servizio della Rivoluzione, forse una Rivoluzione non ne dovrebbe avere affatto di poliziotti, no? Le nostre domande si concretizzano in una tranquilla chiacchierata con i due, a cui raccontiamo cosa fa la polizia capitalista quando sgombera le case o blocca i migranti alla frontiera in Europa o quando ammazza i neri nelle favelas in Brasile. Loro sono molto orgogliosi di sentirsi “differenti”.

Poco dopo, però, vediamo gli stessi due che verificano i documenti a due cubani, e lì inizia tra tutti noi un dibattito, a partire dalla considerazione che è indubbio che ci sia una certa permissività con i comportamenti dei turisti che non esiste coi cubani: “Sarà pure una polizia diversa, ma poi i controlli li fanno ai cubani e non ai turisti: alla fine la polizia è sempre uno strumento di controllo, di disciplinamento”, dice il partito degli “idealisti”.

“Sì, ma dovete considerare il contesto, non si può pensare che le diversità si annullino solo negandole. I turisti a Cuba, purtroppo, sono economicamente essenziali, e avendo più soldi sono teoricamente anche più facilmente oggetto di furti o assalti. D’altro canto esistono anche leggi che tutelano i cubani da certi costi e li addossano agli stranieri, tipo per i trasporti o per l’alloggio o la sanità”. Così ribattono i “realisti”.

Entrambe le posizioni, in ogni caso, sono essenzialmente vere, e svelano le contraddizioni profonde di quel sistema socio-politico-economico che è il laboratorio cubano. Un sistema che, va detto chiaramente, oltre che garantire livelli di vita dignitosi a tutti, anche in termini di sicurezza ha evitato a Cuba la sorte di narcotraffico, paramilitarismo e squadroni della morte che nel resto dell’America latina sono il pane quotidiano.

A poco a poco dai massimi sistemi si passa a temi più frivoli, finché il sole non esce dall’orizzonte e bisogna tornare in città, giunti alla quale andiamo alla prima piazzetta internet e riceviamo una notizia bellissima: il NO ha stravinto nel referendum costituzionale italiano, e Renzi ha annunciato le dimissioni. Noi tre italiani facciamo una festa da finale di Champions League sotto lo sguardo incredulo degli stranieri. Gli spieghiamo meglio la faccenda più tardi, davanti a un altro bicchiere di mojito.

1 Comments

  1. molto bello il circolo vizioso (o virtuoso?) del vostro soggiorno, bere-festeggiare-bere-festeggiare ecc ecc.. mucha envidia, grandi ragazzi, un abrazo particular a Gimmi!

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