[Questo è un breve post di presentazione di un nuovo blog che, in dialogo diretto con l”America Latina, è sbucato come fungo allucinogeno sulla pagina web della rivista l’Espresso e si chiama Rìo Bravo, F.L.] Il Río Bravo messicano, che gli statunitensi chiamano Río Grande, come l’omonimo western con John Wayne che tesse le lodi delle gesta criminali dei gringos contro il popolo apache, è il fiume che fugge da ovest a est lungo gran parte del confine tra Stati Uniti e Messico. Da un lato tocca gli stati del Nuovo Messico e del Texas e, dall’altro, il Chihuahua, il Coahuila, il Nuevo León e il Tamaulipas. La prima coppia di grandi città gemelle, o twin cities, che il rio divide è Ciudad Juárez-El Paso, poi Laredo e Nuevo Laredo, McAllen e Reynosa, infine Brownsville e Matamoros. Dopo alcuni anni di Messico è facile impararle a memoria e completare la lista con altre città di frontiera che, per motivi cinematografici o per via delle cronache drammatiche su femminicidi, narcoguerra, migrazione e traffici di droghe, armi, persone e speranze, sono diventate famose: San Diego e Tijuana, Yuma-Calexico e Mexicali. Sono nomi che descrivono il confine terrestre più lungo al mondo, oltre 3200 km, tra una potenza economica mondiale e un paese “in via sviluppo”, con i contrasti che ne derivano. E descrivono anche le linee della frontiera, tracciate col righello in California e Arizona e poi dopo Juárez, sinuose e fedeli alle curve del Río Bravo, che Trump vuole finire di murare e in cui ogni anno perdono la vita migliaia di migranti in cerca del sogno americano, o meglio, in fuga dall’incubo centroamericano.
Questa barriera spaziale, che dal 1994 è stata a più riprese blindata da fortificazioni medievali e ingrate operazioni militari, è diventata un muro simbolico, un condensato di immaginari sul passaggio dal Sud al Nord del mondo, dagli USA all’America Latina. Come dall’Africa all’Europa solcando il Mediterraneo.
Il blog Río Bravo, appena sbarcato qui grazie a l’Espresso e all’ineffabile piattaforma androide wordpress, è per me una frontiera virtuale per raccontare infiniti mondi dispersi. E’ un fiume che teletrasporta masse liquide di significati. Un ponte migratorio delle idee che prova a rompere pregiudizi e barriere artificiali. Questo blog, scritto dalle strade e dalla polvere (pirica) del Messico, lo si può pensare, infine, come una linea ferroviaria transoceanica senza capolinea che passa inevitabilmente da:
a) Milano e il resto del mondo, terra d’origine di chi vi scrive, tra gli altri
b) l’AmericaLatina.Net, sito collettivo di immaginari e storie dai Sud del mondo
c) Avenida Miranda, rubrica radiofonica settimanale che, in forma di delirio ragionato degli stessi autori del sito di cui sopra, sforniamo per Radio Città del Capo di Bologna
d) León e Città del Messico, villaggi globali d’immigrazione (sempre di chi vi scrive)
e) Libri, piazze, autobus, saperi, (contro)culture, voci silenziate, movimenti e vicissitudini italo-latinoamericane
Grazie a questi luoghi e formati comunicazionali meticci spero di disinformare abbastanza da poter risultare credibile. Un abrazo y hasta pronto. Twt @FabrizioLorusso