di Susanna De Guio
L’atmosfera a San Cristobal de las Casas è come sospesa negli ultimi giorni. Il cielo blu intenso dietro le montagne si copre nelle prime ore del pomeriggio, le nubi enormi si accumulano per poi scaricarsi in tempesta e un’ora dopo si torna a camminare sulla strada bagnata, colma di sole. Il clima tropicale sembra accompagnare l’umore che predomina da quando, il 17 agosto, l’EZLN ha rilasciato un nuovo comunicato in cui annuncia: ¨abbiamo rotto l’isolamento¨. Agli storici cinque caracoles che conformano il territorio autonomo zapatista se ne aggiungono altri sette, si creano i Centros de Resistencia Autónoma y Rebeldía Zapatista (CRAREZ), si estendono i municipi autonomi.
¨Ci siamo rafforzati a partire dall’interno¨ è il messaggio che la comandancia dell’EZLN manda al Messico di Lopez Obrador e al resto del mondo, la dichiarazione pubblica di un lavoro quotidiano che in realtà già da anni si sta costruendo nella selva, tra le comunità, nelle commissioni, nei caracoles dove ¨il governo obbedisce e il popolo comanda¨.
L’atmosfera è sospesa perché la dichiarazione dell’EZLN esprime la necessità di una riorganizzazione interna della propria struttura e dei territori autonomi, e tra i solidali, nei gruppi politici di appoggio si è in attesa delle prossime indicazioni, che rendano operativa questa nuova fase. Uno degli spazi che oggi diventa un caracol è il Centro Indígena de Capacitación Integral (CIDECI), l’Università della Terra, il primo luogo di contatto con il mondo zapatista che si incontra a San Cristobal, e che ha sempre ospitato negli anni il Congreso Indigena, i festival e le riunioni dell’EZLN con la società civile. Che cosa significa concretamente? Lo scorso giovedì, al consueto seminario settimanale del centro, il fondatore Raymudo Sanchez Barraza ha preso la parola per pochi minuti, giusto il tempo necessario per comunicare che, da ora in avanti, i momenti di analisi politica che negli ultimi anni sono sempre stati aperti a chiunque si avvicinasse per partecipare, ora sono sospesi. Il capannello di persone che si era riunito al CIDECI con un po’ di trepidazione, in mano i fogli con il comunicato e una tazza di caffè, è dovuto ritornare indietro a mani vuote, ma ha potuto partecipare alla festa del CIDECI convocata per il sabato 24, in occasione dei trent’anni di vita del centro, che continuerà le sue attività di formazione con le comunità indigene come fa dal lontano 1989. I trent’anni del ¨Sistema indigeno interculturale di educazione non formale¨, con l’Università della Terra, il Centro studi, coincidono così con un cambio di marcia per tutto il mondo zapatista, e che è stata festeggiata con una giornata intera di musica e balli, un immenso pranzo collettivo e molti incontri, saluti, sorrisi emozionati.
Il prossimo appuntamento sarà il Congreso Nacional Indigena, il 7 e 8 settembre a Juchitán, sull’Istmo nello stato di Oaxaca, dove il governo intende iniziare una grande opera per collegare il Golfo del Messico con il Pacifico invadendo i territori di un gran numero di comunità indigene e dove il Consejo Indigena tesserà le sue strategie per affrontare le sfide che si presentano all’orizzonte, in difesa dell’acqua, del territorio e della vita.