
Dove vivono, gli appartenenti alla sparuta pattuglia dei sostenitori del diritto a manifestare del Blocco studentesco? Non sanno che l’Italia è ormai ai primi posti, in Europa, per la frequenza e la gravità degli agguati xenofobi? Non leggono le cronache? Non hanno visto il filmato in cui i giovani neonazi del Blocco aggrediscono a cinghiate (la loro arte marziale si chiama “cinghiamattanza”) un corteo di studenti medi, salvo prenderle all'”arrivano i nostri” dei centri sociali, per poi trovare riparo dietro i cordoni della polizia?
Esiste in questo paese un’emergenza neofascista, cresciuta sotto la protezione del “partito dell’amore”. Si è affermata la libertà totale di insultare l’extracomunitario, il gay, l’ebreo, il “diverso”. Ogni settimana vanno a fuoco negozi di bengalesi, sudamericani, stranieri in genere (spesso con il permesso di residenza, o con la cittadinanza italiana). I giornali filogovernativi riciclano firme di fascisti e nazisti notori, tranquillamente ammessi in un contesto che si pretenderebbe “liberale”. Da Ciarrapico in giù, la melma nera dilaga. Se dal piano delle idee si passa all’attività pratica, troviamo in primo piano proprio i promotori della manifestazione che era prevista per oggi. Innocenti “teorici”? Basta ascoltare le canzoni di cui si dilettano: puri incitamenti al razzismo e alla violenza cieca contro il più debole – contro chi, per povertà e condizione di sfruttato, non può e non sa difendersi. La fedina penale di alcuni di questi “teorici” è lunga quanto un verbale condominiale, e comprende solo crimini abietti.
Non è un problema solo italiano. Su Internet sono reperibili filmati girati nei paesi in cui il dilagare della melma nera non è stata bloccata per tempo, come in Russia o in altri paesi dell’Est. A parte bastonature e accoltellamenti di immigrati e di ebrei, esecuzioni di giudici e giornalisti, ecco l’impiccagione tra le betulle di due poveracci dalla pelle scura, l’assassinio a freddo di un gay a coltellate. Ciò non ha nulla a che vedere con il Blocco studentesco o con Casa Pound? D’accordo. Però la cultura è la stessa. Ciascuno a casa propria, preserviamo l’identità nazionale, non lasciamoci “invadere”, difendiamo le nostre città dalla sporcizia umana. Più qualche invettiva di rito contro il Fondo monetario internazionale e il “signoraggio bancario”. Se questa visione del mondo dovesse prosperare, anche qui conosceremmo tragedie e delitti.
Le anime belle che difendono il diritto dei neonazi a manifestare, quasi si trattasse di una placida congrega di semplici ideologi, paiono ignorare questa realtà. Ignorando che la libertà di manifestare non può essere anteposta e contrapposta ad un principio fondante della nostra democrazia come l’antifascismo.