[Questo articolo è uscito sul quotidiano L’Unità del 7 dicembre 2011] Il 2 dicembre scorso è nata a Caracas la Comunità di Stati Latino-Americani e Caraibici (Celac), un’organizzazione di 33 paesi dell’America Latina che, considerati nell’insieme, costituiscono il terzo blocco economico mondiale. Per la prima volta, dopo 2 giornate di riunioni tra presidenti e diplomatici, tutti gli stati della regione si sono uniti senza la partecipazione degli Stati Uniti e del Canada in un patto che coinvolge 550 milioni di persone. Le Celac è l’evoluzione del Gruppo di Río, un meccanismo permanente di consultazione politica nato nel 1986, e della Calc, la conferenza regionale su integrazione e sviluppo che quest’anno è stata organizzata dal Presidente venezuelano Hugo Chávez con il fine di approfondire l’integrazione tra i paesi partecipanti.
Al termine delle sessioni Chávez ha trasmesso la presidenza annuale della neonata Comunità al suo omologo cileno, Sebastián Piñera, che preparerà il suo primo vertice ufficiale nel 2012. E’ stata approvata una Dichiarazione finale e 18 comunicati su temi come l’embargo a Cuba, il narcotraffico, il commercio sud-sud, la difesa della democrazia e dei migranti. L’intenzione è favorire “l’integrazione economica, politica, sociale e culturale” in autonomia rispetto alla OSA, l’Organizzazione degli Stati Americani che storicamente ha retto le relazioni continentali secondo le linee del panamericanismo statunitense.
“Dobbiamo vedere l’Unione Europea come un modello di quello che bisogna fare ma anche di quello che non funziona”, ha dichiarato Cristina Fernández, presidentessa dell’Argentina. “Abbiamo l’opportunità storica di essere protagonisti del XXI secolo” – ha continuato – “con alleanze non solo economiche ma anche politiche”. L’America Latina è riuscita a portare il tasso di povertà al minimo storico del 30% della popolazione nel 2011, ma resta la zona con più disuguaglianze al mondo per l’enorme gap tra ricchi e poveri, quindi l’integrazione “alla europea” è una proposta allettante, inseguita da decenni ma mai realizzata.
La Celac nasce con un ampio consenso, ma è priva di organi permanenti e meccanismi efficaci per le decisioni, prese solo all’unanimità. Si stabiliscono due riunioni annuali dei ministri degli esteri e una dei capi di Stato, oltre alla formazione di gruppi di lavoro per proporre un’integrazione più profonda, ma resta lontana l’idea di un vero blocco commerciale o doganale e non ci sono proposte politiche più concrete al momento. Il testimone passa ai singoli governi che hanno l’arduo compito di dare forma ai principi generali approvati a Caracas in attesa della prossima riunione a Santiago del Cile. Altro articolo, Limes qui.
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