[Intervista di Andrea Cegna a Fabrizio Lorusso e testo a seguire ripresi da Radio Onda d’Urto] Era latitante da 5 anni l’ex governatore dello stato Tamaulipas, Tomas Yarrington. Ricercato da Messico e Usa per delinquenza organizzata e narcotraffico. La sua fuga si è fermata a Firenze domenica 9 aprile. Dal 2012 era uno dei ricercati internazionali più inseguiti. E’ stato arrestato in piazza Beccaria dalla polizia italiana, le accuse sul suo conto sono quelle di traffico internazionale di stupefacenti tra il Messico e gli Stati Uniti, riciclaggio, nonché frode bancaria. ASCOLTA il Podcast dell’intervista – LINK
Arrivato in Italia probabilmente a seguito dei legami tra i Los Zetas, uno dei cartelli del narcos messicano, e la malavita italiana, era nel nostro paese da almeno 15 giorni. Le indagini che hanno portato al suo arresto, pare, siano state condotte dal Servizio Centrale Operativo con la collaborazione della Squadra Mobile di Cosenza. Mandato di cattura non simbolo della lotta al narco potere, ma semplice scontro di potere.
Dopo l’arresto lo scontro: USA e Messico vogliono la sua testa. Ora sta all’Italia decidere a quale dei due paesi consegnare, e se consegnare, Yarrington. Il caso di Yarrington ben racconta il narco-potere in Messico, le sue ramificazioni totalizzanti all’interno dello stato così che non si possano indicare discontinuità tra i due soggetti: narcos è stato, stato è narcos, in Messico. Forse non tutti i 31 stati. Certamente in molti. Pri e Pan, i due partiti che si alternano al potere dal 2000 non sono elementi di discontinuità ma due facce della stessa medaglia. Nel 2018 si vota, Morena, il partito di Lopez Obrador, e l’opzione indigena lanciata da CNI e EZLN sembrano le uniche opzioni di discontinuità sul piatto.
Parliamo di tutto questo con il docente dell’Università Ibero di Leon, Fabrizio Lorusso Lorusso – Yarrington – ASCOLTA il Podcast dell’intervista – LINK